Ci sono vite che, pur brevi, riescono a lasciare una scia che non si spegne.
Una luce che continua a brillare, discreta ma viva, nel cuore di chi ha avuto la grazia di incontrarla.
Antonio era così. Un ragazzo dal sorriso pronto, dagli occhi limpidi, di quelli che sanno ridere anche quando la vita si fa seria.
Aveva solo diciassette anni, ma nel suo cuore abitava già una fede grande, semplice e luminosa.
Nato nel 1983, cresciuto nella parrocchia di San Giuseppe, aveva fatto di quella chiesa la sua casa. Ministrante fedele, amico sincero, compagno di tante avventure accanto a padre Alessandro — e quante ne hanno combinate insieme, tra risate, campanelli e candele accese con troppa fretta!
Poi l’Azione Cattolica, dove portava entusiasmo e gioia, dove imparava ogni giorno che servire è amare, e che l’amore di Dio si manifesta anche nei gesti più semplici.
Quando la malattia arrivò, non tolse ad Antonio la sua luce.
La visse con la serenità di chi sa che la vita è un dono, anche quando passa attraverso la croce.
La visse con spirito cristiano, con quella fiducia che nasce solo da un cuore puro.
E proprio con un cuore puro, Antonio ha pronunciato le sue ultime parole — le stesse che oggi restano impresse come un testamento di fede:
“Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio”.
È stata la sua ultima frase, la sua preghiera, la sua certezza, il suo sguardo già rivolto al Cielo.
E in quel momento, certamente, Dio lo stava già guardando.
E lui, con il suo sorriso di sempre, lo stava già vedendo.
Antonio ci ricorda quei “santi della porta accanto”, come li ha chiamati papa Francesco: persone comuni, giovani come lui, che nel silenzio della vita quotidiana hanno saputo vivere e morire nella grazia.
Come San Carlo Acutis, anche Antonio ha testimoniato che la santità non è un privilegio per pochi, ma una chiamata per tutti.
E la sua gioia, la sua fede semplice e profonda sono già segni di santità.
Segni che restano, venticinque anni dopo, come una luce che continua a indicare la strada verso Dio.
Mercoledì 8 ottobre, nella Parrocchia di San Giuseppe, la comunità si ritroverà alle ore 19 per una Messa in suo suffragio, nel luogo dove Antonio è cresciuto, ha servito e ha amato.
Perché il tempo passa, e quest’anno sono 25 anni, ma ci sono cuori puri che non smettono mai di brillare.
Come una candela accesa davanti all’altare, il suo ricordo continua a dire che l’amore è più forte della morte.





