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lunedì, Dicembre 2, 2024

Mister Miriello: campione di umanità

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Ci sono persone che, senza clamore, silenziosamente, toccano la vita degli altri. Persone che portano con sé il carico di valori autentici, quelli veri, fatti di dedizione, rispetto e amore per ciò che fanno. Persone perbene. Mister Miriello era così. Un uomo di 47 anni, eppure eterno giovane, strappato alla vita troppo presto, mentre era là dove aveva sempre vissuto con più intensità: sul campo.

Prima di andar via ha concluso il suo ultimo allenamento con i ragazzi dell’Under 17 di Cittanova, quasi a ricordare ancora, a ciascuno di loro, quanto sia importante nello sport non fermarsi prima della fine. Di una partita, di un allenamento, di una vita. Peppe per loro non è stato un semplice allenatore. Era una guida, un faro nei momenti di incertezza, un sorriso rassicurante per chi cercava una direzione. Non urlava per farsi ascoltare, ma parlava con l’esempio. In ogni gesto, in ogni parola, c’era la sua passione, la sua voglia di insegnare non solo a calciare bene un pallone, ma a vivere con dignità e rispetto.

Il campo, per lui, era molto più di un luogo di gioco. Era una scuola di vita, uno spazio dove costruire qualcosa che andava oltre il risultato della partita di campionato. I ragazzi, di tutte le età, lo guardavano con ammirazione: non solo per la sua capacità di interpretare le partite, ma anche per la sua abilità nel comprendere le persone. Sapeva chi aveva bisogno di una pacca sulle spalle, chi di una spinta per credere in se stesso, chi di una carezza per continuare a sperare.

Mister Peppe era una di quelle persone rare che non cercano applausi, ma li meritano tutti. Non era un uomo che passava inosservato, e non solo per la sua bellezza genuina disarmante, ma per il segno profondo che lasciava nei cuori. 

E il suo cuore si è fermato proprio lì, sul campo, dove ha dato tutto. Ma il suo esempio no, quello continuerà a tracciare schemi. Lo ritroveremo in ogni ragazzo che scenderà in campo con il coraggio e la lealtà che lui ha insegnato. Lo ritroveremo nei sorrisi che si accenderanno ricordando i suoi aneddoti, soprattutto quelli nelle pause dopo un allenamento.

I suoi ragazzi lo ricordano come quella persona che ha reso la loro vita migliore semplicemente essendoci. Come il suo figlioccio Vincenzo Arcuri che ci ha affidato il suo ricordo.

“Compare stasera mangi a casa mia, mamma fa la pizza…”
“Compare quando giocherò contro di te ti faccio gol e ti esulto davanti…”

Compare mi hai lasciato da solo, ma tu rimarrai per sempre con me, nel mio cuore ed io quel gol te lo farò e sarà tutto per te. Arrivederci Compare!
Sarai sempre il pilastro nel campo del nostro cuore. ⚽

Vincenzo Arcuri

Ad attenderlo lassù, adesso, c’è anche Salvatore, il numero 9 di tante sue partite. Insieme, sul campo del cielo, disegneranno le loro traiettorie, un assist e un gol, e quel legame non si spezzerà nemmeno davanti al mistero della morte. Perchè ogni volta che un pallone rotolerà su un campo, ogni volta che un giocatore alzerà gli occhi al cielo cercando forza e ispirazione, lì ci saranno loro, presenti come sempre.

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Nadia Macrì
Nadia Macrì
direttore

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