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martedì, Marzo 19, 2024

Iosè e Salvatore… finché morte non ci riunisca

Nella gioia e nel dolore, in salute e malattia. Insieme.

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La morta è vita, vita eterna. Vita più forte della stessa morte. Vita che si rinnova, è vita che non si spegne. L’amore poi è più forte della morte. L’amore non teme la morte. Siamo abituati a quel “finché morte non ci separi”, eppure oggi risuona più forte un “finché morte non ci riunisca”.

Iosè e Salvatore si sono riuniti. Chissà che bacio lunghissimo sarà stato. Nati per “vivere” insieme. Niente e nessuno li ha potuti separare. Neanche la morte. Eterni. Come il loro amore. Come quel segno d’infinito che Iosè continuava a scrivere.

Salvatore e Iosè il giorno del loro matrimonio


E noi? Abbiamo sperimentato che a volte anche le lacrime finiscono. Le famiglie di Iosè e Salvatore, composte nel loro dolore, le lacrime le hanno finite. Qualche volta poi le asciugheranno in fretta per non farsi vedere da Emma e Luigi, qualche altra volta saranno proprio Emma e Luigi ad asciugargliele.

Forse dovremmo provare ad entrare nella mente di Emma, una bimba che tra qualche settimana metterà lo zaino sulle spalle, che ha salutato suo papà da lontano e ha capito, forse prima di tutti, che la mamma bellissima lo avrebbe presto raggiunto. Dovremmo provare ad immedesimarci in una bimba che di candeline ne ha spente solo cinque, ma che si è ritrovata tra tanti ceri e lumini. Facciamolo, mettiamoci nei panni di Emma e Luigi. E solo dopo abbiamo il diritto di chiederci noi “perchè?”, di dare giudizi, di fare sentenze, anche con Dio.

A Maria un po’ la giustifichiamo, lei anche ha perso un figlio, e durante il funerale perfino la nostra Madonna della Montagna sembrava avesse gli occhi lucidi, però Dio questo miracolo perchè non lo ha permesso? Per chi non ha fede è semplice prendersela con Lui, forse è anche un po’ da vigliacchi perchè si dà la colpa a quel Dio a cui non si crede, ma Iosè ci credeva e sperava e pregava. E allora insieme a Iosè e Salvatore preghiamo anche noi perchè nonostante tutto Emma e Luigi possano vivere ogni giorno con gioia. Quella gioia che la mamma e il papà metteranno nei loro cuori.

Se Dio permette che una mamma lasci dei bimbi sulla terra, certamente permetterà anche che possa scendere dal cielo e stringerli forte tutte le volte che ne avranno bisogno. C’è un collegamento terra e cielo che non ha distanze e Iosè ha voluto accorciare i tempi del “lutto” proprio perchè immaginava che il suo non sarebbe stato un eterno riposo in pace, ma un lungo lavoro nella pace.

Le diamo il tempo di stare un po’ da sola con Salvatore, e poi chi la fermerà più. Su e giù. Ci mancheranno i suoi messaggi, le sue attenzioni, ci mancherà Iosè, ma sappiamo che c’è, che ci sono. E sarà “tutto cuore”.


Noi però non abbiamo più scuse. Noi sappiamo che la vita e la morte compenetrano tra loro e in noi. E se vogliamo essere eterni come Iosè e Salvatore, dobbiamo intanto iniziare a sorridere come loro ci hanno sorriso e poi non lamentarci ma darci da fare. Se sapremo fare queste tre semplici cose, possiamo anche piangere la morte di Iosè, altrimenti le nostre sono una semplice lacrimuccia facile.

E Iosè non si merita una nostra falsa lacrimuccia, perchè Iosè si è meritata già il paradiso. Lì dove non si piange più, lì dove cammini a piedi scalzi e il vento ti accarezza i capelli, lì in alto dove tutto è più bello, lì dove l’amore eterno di Iosè e Salvatore è vivo. E anche se fatichiamo a dirlo, lì dove Iosè e Salvatore sono finalmente felici. Insieme. Per sempre.



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Nadia Macrì
Nadia Macrì
direttore

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