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sabato, Luglio 27, 2024

A mia sorella Nilla, in questo 22 giugno

Due anni fa moriva improvvisamente Nilla Macrì

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Quella storia che il tempo cura le ferite è una fake! Il tempo non cura niente, anzi. Più passa e più fa male.

Fa male anche per me poter scrivere di Nilla solo in memoria, ma forse il dolore ci insegna, anche senza interrogarci poi, che su questa terra non siamo eterni, ma saremo eterni lì dove tutto si ribalta. Dove gli ultimi saranno i primi. E sarà per sempre.

Non è facile parlare di una sorella e della sorella morte, non è semplice perché noi siamo nati con una vocazione alla vita, e non possiamo comprendere la morte, anche se poi è vita, vita eterna e in quest’ottica oggi non è il secondo anniversario della morte, ma della nascita al cielo di mia sorella Nilla. Non è semplicemente un gioco di parole, il dolore bisogna chiamarlo col proprio nome per riuscire ad attraversarlo, ma è la certezza che Nilla sia morta, ma non per sempre. E’ morta per vivere in quella vita eterna che si mischia fra cielo e terra. “Così in cielo come in terra”. Eppure ci manca, perché vorremmo toccarla, vorremmo parlare con lei, vorremmo che fosse con noi e come noi, ma è di più. Vale di più.

Nilla è presenza, Nilla è un abbraccio, Nilla è forza che copre i dolori, copre l’assenza, copre i singhiozzi. Sfiora i cuori e ogni tanto fa grosse risate con noi. La sentiamo e asciughiamo le lacrime. Non potremmo vivere senza questa percezione, saremmo disperati dal vuoto e invece lei arriva ogni volta che crolliamo e ci abbraccia così forte da farci sobbalzare.

Lei con la sua delicatezza, la sua gioia nel cuore, la capacità di essere vicina senza mai essere invadente. Lei con il suo desiderio di fraternità, la sua carità silenziosa, la sua bellezza d’animo. Lei mamma, moglie, figlia, sorella, amica. Lei architetto, impegnata nel sociale e con l’Azione Cattolica che considerava famiglia. Lei dignitosa nella sofferenza, mite nella prova, anche quando è stata presa di mira dalla cattiveria o debolezza umana, lei ha sopportato, non senza chiedere spiegazioni, ma in quell’ottica di amore che perdona e di bene che forse ritorna. Anche se sembrerebbe che quella sera del 22 giugno di due anni fa tutto si sia fermato, ma forse quel bene troverà la strada per tornare o almeno toccare altri cuori.

Oggi le disposizioni per l’emergenza sanitaria ci impongono distanze, ma non abituiamoci a rimanere un metro più in là anche dal dolore degli altri. E appena possiamo recuperiamo gli abbracci, perché Nilla ci insegna che davvero chi ama non muore, sta a noi dunque scegliere se vivere per non morire mai più o essere già qui dei morti imbiancati, perchè la vita non si misura in anni, ma nell’amore dato. La popolarità non si misura con i like, ma con la gente che passa a trovarla settimanalmente, in quella tomba che è una meta, perchè lei ha seminato qualcosa nei loro cuori, e infine la morte non è lasciare tutto com’è, perchè anche il quel “tutto è compiuto”, o “tutto è perduto” c’è un prima. Che è la vita che va dunque vissuta pienamente e senza sconti perché non sappiamo quando finirà e abbiamo capito che può finire in ogni istante e non servono catastrofi, ma semplicemente nemici invisibili o visibilissimi.

C’è allora bisogno di amare senza calcolare, di innamorarsi continuamente di questa vita, anche se è strana, soprattutto se è strana. Forse è dal dolore vissuto che si pesa il valore delle persone. Da ogni dolore e ansia, e anche se non c’è una scala del dolore, bisogna però avere l’umiltà di non mettere sullo stesso piano la morte con una sofferenza provocata da noi e facilmente risolvibile, perchè tutto si può risolvere, tranne la morte e per capirlo bisogna lasciarsi travolgere e sconvolgere da questo dolore. Solo così si può essere sorelle e fratelli. E lo si può essere anche se non si ha avuta la mia fortuna di avere Nilla come sorella, perchè è tanto il dolore, ma Dio me l’ha donata e questo dono vale di più di ogni altra cosa, vale di più anche di quel Suo amore che ho definito egoista, quando se l’è ripresa.

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Nadia Macrì
Nadia Macrì
direttore

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