Il coronavirus li ha giocoforza fermati, ma presto i figli spirituali di Natuzza Evolo in cerca di ristoro ritorneranno, con lo stesso spirito di sempre, a popolare le colline di Paravati e i suoi uliveti secolari. Da Latina. Da Firenze. Dalla lontana Australia e dalla vicina Taurianova. Ritorneranno per quello sguardo materno e quelle parole semplici di Mamma Natuzza che non hanno mai dimenticato e di cui in questi luoghi dell’anima è rimasta traccia ovunque, in quanto il bene dato rimane e non si cancella.
Ritorneranno tutti, nessuno escluso, a popolare le vie della cittadella dove tutto parla di Fortunata Evolo, della sua missione al servizio degli ultimi, del suo coraggio nei giorni della malattia e dei suoi tanti figli in pena risorti – dopo essere stati confortati dai suoi consigli – dalle macerie della disperazione. Uomini e donne, provenienti da ogni angolo della penisola, con il loco carico di fede, di dolore, di gioia e di speranza. Vite spezzate e rinate, fragili e immense. Vite in cerca di nuova vita. Gli stessi volti che in tempi normali si vedono lungo le strade di Lourdes, Fatima e San Giovanni Rotondo. I tanti cercatori di Dio che popolano ogni giorno i santuari mariani di ogni parte del mondo.
“Non cercate me. Alzate lo sguardo verso Gesù e la Madonna. Io sono con voi e prego” si legge nell‘epigrafe sulla tomba di Mamma Natuzza nella cappella della Fondazione dove ad accogliere i fedeli è la sacra immagine del Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime. Parole che racchiudono il senso della sua missione e del suo cammino tutto proteso verso gli altri, soprattutto i più bisognosi. Basti pensare che centinaia di migliaia sono state le persone giunte a Paravati di Mileto da ogni dove, ai quali la mistica ha saputo dare per oltre sessant’anni conforto e speranza.
Ma l’esistenza di Natuzza è stata anche segnata da un susseguirsi di fenomeni come i “colloqui” con il Signore, la Madonna e i santi (in particolare san Pio), gli Angeli e i defunti. E poi ancora la bilocazione, le emografie e la passione del Signore vissuta sul proprio corpo: le stimmate, la crocifissione e la salita al calvario. I segni più evidenti della sua sofferenza e della sua profonda fede in Cristo.
Nei giorni che precedevano la Pasqua Natuzza Evolo cadeva, infatti, a più riprese in uno stato di estasi e le stimmate si trasformavano a contatto con bende e fazzoletti in testi di preghiere in lingue diverse, ostie, ostensori, corone di spine e cuori. Solo nell’ultimo anno di vita sul suo corpo non si sono aperte le ferite e le sofferenze sono state meno dolorose degli anni precedenti. Per anni medici, scienziati e uomini di chiesa hanno trascorso il giorno più critico, ovvero il venerdì santo, accanto alla mistica per tentare di alleviare le sue sofferenze, ma anche per tentare di comprendere il mistero di una vita vissuta sotto il segno dell’umiltà, della carità e della fede. In diverse occasioni, dopo questo periodo di sofferenza, Natuzza Evolo ha parlato dei “colloqui” avuti con Gesù e la Madonna.
In una di queste apparizioni, il tre marzo del 1996, alle ore 9.30, cosi come risulta dai testi pubblicati dalla rivista “Cuore Immacolato di Maria Rifugio della anime”, organo ufficiale della fondazione, “mi apparve – ha fatto trascrivere Natuzza – Gesù vestito di bianco e in un grande luce, e mi ha detto: «Figlia, è stato un brutto anno per te, il più brutto di tutta la tua vita, perché ti ho messo nel frullatore e il tuo corpo è triturato per amore degli altri. Tu lo stai sopportando per amore mio e per la conversione dei peccatori. Nel mondo non c’è pace, perché si è scatenato lucifero. Porta veleni e guerre perchè un terzo della popolazione è con me, gli altri sono preda del demonio e godono del male degli altri. Non solo fanno ma anche ne godono. Il perdono, loro, non lo capiscono e non lo vogliono capire e non lo chiedono. Capiscono solo il male. Se non si pentono, per loro non ci sarà perdono né pietà. Tu sei assetata di sofferenza per aiutare me a portare la croce e per amore degli altri, ma quest’anno sei costretta a dire “Signore non ne posso più”, perché la tua vita è legata ad un filo. Chiedi per te un po’ di riposo e di pace nel cuore. Tu ha solo la mia pace e niente più. Tutto ti fa soffrire per l’ingratitudine dell’uomo. Tu mi ami e io più di te. Ricordati che tutta la tua vita è stata una sofferenza. Sei salita al calvario, che cosa vuoi di più?».
Negli archivi della Fondazione “Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime” figurano a tutt’oggi decine di documenti di questo tipo che testimoniano la straordinarietà di un cammino di fede incominciato nei primi anni trenta quando Fortunata Evolo era poco più che una bambina. Già in quel periodo iniziarono, infatti, intorno a lei una serie di visioni e di altri inspiegabili fenomeni, come i primi contatti con quella realtà sovrannaturale che ne avrebbe pervaso l’intera esistenza anche se come diversi anni dopo spiegherà la stessa mistica ai suoi padri spirituali non aveva capito che quella bella ragazza che le appariva era la Madonna, mentre aveva sempre sospettato che quel bambino bellissimo che giocava con lei e con i suoi fratellini fosse Gesù.
Fortunata Evolo è stata anche l’ispiratrice della fondazione “Cuore Immacolato di Maria – Rifugio delle Anime”, nata il 13 maggio del 1987, per dare sostegno ai più bisognosi. “Ci sarà un giorno – disse nel lontano 1944 la Madonna alla mistica con le stimmate – una nuova e grande casa per alleviare le necessità di giovani, anziani e di quanti si troveranno nel bisogno e una grande chiesa che si chiamerà Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime”. Nel corso di alcune apparizioni la Vergine Maria avrebbe già fatto vedere alla mistica come già costruita la cittadella dal titolo Villa della Gioia. “Portandomi per mano – ha riferito in più di un’occasione Natuzza – la Madonna mi ha fatto visitare la struttura “Ospiti della Speranza”e il “Villaggio del conforto” dove c’erano ammalati negli ultimi istanti della loro vita assistiti dai familiari. Infine abbiamo raggiunto insieme la grande chiesa dedicata al Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle anime“.
Natuzza Evolo ha anche parlato in un’intervista televisiva delle parole pronunciate nel corso di una delle sue apparizioni dalla Madonna: “Mi disse «Ci saranno grandi meraviglie e tua sarai gioiosa come sono gioiosa io». E poi mi fece vedere tante cose, tante case, tante casette e, gente che soffriva”.
Nel 1949 Natuzza è stata a Taurianova
Sulla vita della futura Serva di Dio ai lettori di Taurianova Talk ci piace anche offrire una testimonianza legata alla presenza di Natuzza nell’anno 1949 all’ospedale di Taurianova. Testimonianza della quale abbiamo chiesto conferma al biografo della mistica Valerio Marinelli, il quale ne parla in uno dei suoi tanti volumi dedicati al grande mistero di Paravati. La testimonianza in questione porta la firma di Suor Anna Pia Greco ed è stata raccolta da Marinelli nel 1994.
Nello scritto si legge che nel lontano 1949 Pasquale Nicolace, marito di Natuzza, venne operato “se ben ricordo di appendicite nell’ospedale di Taurianova”. In quella occasione la suora infermiera ebbe modo di conoscere Fortunata Evolo la quale le confidò che spesso vedeva l’Angelo. Inoltre, la suora fu anche testimone diretta all’uscita dalla chiesa della presenza di un fazzoletto, con il quale la mistica si era asciugata la guancia, di una scala con un’iscrizione in inglese poi tradotta dal cappellano dell’ospedale in cui figurava la seguente frase: “Questa è la scala che ci conduce al cielo”.
Natuzza Evolo è morta all’età di 85 anni all’alba del primo novembre del 2009 nel giorno di tutti i santi, ma continua ad essere più viva che mai nel cuore di milioni di persone, sparse in ogni parte del mondo e attraverso le sue opere, prima fra tutte la chiesa che presto sarà aperta al culto dei fedeli. Attualmente è in corso la sua causa di beatificazione, il cui iter è stato avviato nel 2014. Nel novembre del 2018 è giunto, dopo un lungo periodo di attesa, il parere favorevole della Congregazione della dottrina della fede. Il 20 febbraio del 2019 è stato, quindi, pubblicato in tutte le chiese della diocesi l’editto con l’avviso dell’apertura del processo. Un mese e mezzo dopo, precisamente il sei aprile del 2019, è avvenuto nella Villa della Gioia l’insediamento ufficiale del Tribunale diocesano. Attualmente è in corso la fase della raccolta delle testimonianze.